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Più efficacia con meno progetti

Il Controllo federale delle finanze (CDF) ha sottoposto a verifica il contributo svizzero all’allargamento dell’Unione europea (UE), che serve al finanziamento di circa 300 progetti nei Paesi beneficiari. Il CDF raccomanda di semplificarne l’organizzazione. In caso di rinnovo del contributo sarebbe necessario raggruppare alcuni progetti. Le raccomandazioni sono state accolte sia dalla Segreteria di Stato dell’economia (SECO) che dalla Direzione dello sviluppo e della cooperazione (DSC).

Secondo una verifica del CDF, finora il contributo svizzero all’allargamento dell’UE nei Paesi dell’Est ha dato buoni risultati. Esiste comunque un potenziale di miglio-ramento per aumentare l’efficacia del programma, dotato di 1,3 miliardi di franchi e diretto congiuntamente dalla SECO e dalla DSC. Le conclusioni del CFF sono il ri-sultato di un lavoro iniziato già nel 2009, il quale venne arricchito da visite in Ro-mania (2012), la Repubblica Ceca (2013) e, nel caso del controllo pubblicato oggi, in Polonia, Ungheria e Bulgaria (2014).

Per tenere conto delle peculiarità nazionali, il contributo svizzero prevede la delega ai Paesi partner degli aspetti organizzativi e gestionali dei progetti. Questo approc-cio sottolinea la flessibilità e la cooperazione partenariale pur comportando delle incertezze, poiché alcuni Paesi non sfruttano questo margine di manovra concesso dalla Svizzera. Inoltre, la gestione dei progetti dipende dalle culture amministrative locali.

Chi troppo vuole nulla stringe

La scelta dei progetti spetta alla SECO e alla DSC. In tal modo è possibile garantire una qualità elevata che risponde alle esigenze in loco. Questa procedura è lunga, genera incertezze e un dispendio amministrativo e finanziario. In caso di rinnovo del contributo svizzero, secondo il CDF i progetti dovrebbero essere raggruppati e riguardare meno settori. La Svizzera potrebbe quindi valorizzare meglio i suoi punti di forza. Ciò aumenterebbe l’efficacia dei progetti e la visibilità della Svizzera e ri-durrebbe i costi di gestione.

Sono emersi dei problemi nella realizzazione. Oltre a ostacoli di carattere ammini-strativo, tecnico e organizzativo, a seguito dell’apprezzamento del franco svizzero il budget di alcuni progetti è aumentato di circa il 40 per cento. L’incremento dei mezzi – il cui impiego è vincolato a progetti specifici – genera oneri supplementari e ritardi nella realizzazione. La SECO e la DSC ritengono che malgrado ciò questi pro-getti potranno essere conclusi entro i termini previsti.

Un solo caso di frode sospetta rilevato

Gli attori locali garantiscono la supervisione dei progetti. La relativa documentazio-ne è verificata dalle autorità competenti prima che la Svizzera approvi il rimborso delle spese prefinanziate dai Paesi partner. Questa procedura è complessa ed è possibile che alcune conclusioni arrivino troppo tardi per poter adottare misure correttive. L’attuale flusso di informazioni non tiene sufficientemente conto dei problemi e dei rischi.

Sebbene il sistema di vigilanza si sia finora rivelato efficace, il CDF constata una mancanza di armonizzazione tra i vari livelli di controllo. I responsabili dell’attuazione hanno riscontrato un caso di frode sospetta per oltre un centinaio di migliaia di franchi. Ciò ha ripercussioni sul prefinanziamento di un progetto rea-lizzato in Ungheria, ma non sul contributo svizzero.

Le raccomandazioni del CDF sono state accolte dalla SECO e dalla DSC e saranno attuate in caso di rinnovo del contributo svizzero. Il CDF mette inoltre a disposizio-ne in Internet un filmato che illustra la verifica (disponibile in lingua tedesca).

Comunicato stampa

Informazioni:

Eric-Serge Jeannet, vicedirettore, tel. 580 463 11 11.

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