Rapporti annuali
Ci sono imprese parastatali di ogni tipo. Spesso costituite per garantire un servizio pubblico, si sono trasformate nel corso degli anni fino a diventare importanti fonti di introiti per la Confederazione, i Cantoni e i Comuni. Nel 2018 la Confederazione ha riscosso dividendi di La Posta Svizzera, Swisscom e RUAG per ben 820 milioni di franchi. E questo malgrado la legge vieti a scopo d’investimento l’acquisto di diritti di partecipazione a imprese con fine lucrativo.
Queste imprese mettono lo Stato, quale azionista, in una condizione di forte conflitto d’interesse. Lo Stato è al contempo ente proprietario, organo di regolazione, cliente e talvolta erogatore di sussidi. Nel suo eccellente rapporto dell’8 dicembre 2017, il Consiglio federale ha considerato la privatizzazione o la messa a concorso delle concessioni per la fornitura del servizio pubblico al fine di garantire la neutralità concorrenziale, ma anche perché, "trasferendo la proprietà di un’impresa ai privati, lo Stato ridurrebbe il rischio di incorrere in conflitti d’interesse. Non esercitando più il ruolo di ente proprietario, potrebbe infatti concentrarsi sui compiti di organo di regolazione, istanza di vigilanza, garante del servizio pubblico ed esecutore di compiti sovrani." La privatizzazione permetterebbe altresì di evitare le importanti perdite fiscali correlate allo status pubblico di talune imprese. In un periodo di crisi come quello odierno, queste risorse sarebbero tutt’altro che inutili.
Finché questi importanti obiettivi non saranno raggiunti, resta fondamentale vigilare la gestione quotidiana delle imprese. Nel settembre 2020 il tema è stato al centro dei lavori della Conferenza svizzera dei controlli delle finanze (CCOFI), che riunisce gli organi di controllo delle finanze dei Cantoni e delle grandi città della Svizzera. La Conferenza, che conta una trentina di membri, si è prodigata per formulare il suo primo parere ufficiale. Una vigilanza più serrata sulle imprese parastatali è essenziale per coprire meglio i rischi correlati alla loro gestione: questa la principale raccomandazione contenuta nel parere. Cosa abbiamo fatto e ottenuto in sei anni? Quali priorità ci hanno guidato?
Dello stesso tenore l’opinione della Commissione della gestione del Consiglio degli Stati. Il suo rapporto del 12 novembre 2019 su AutoPostale Svizzera SA recita: "La Commissione accoglie con favore il fatto che dal 2014 il CDF abbia adeguato la sua strategia di controllo della Posta. Si aspetta che il CDF applichi in futuro una prassi regolare e uniforme per il controllo delle imprese parastatali e che adempia pienamente il suo mandato legale. Nei prossimi anni monitorerà l’evoluzione delle attività del CDF in questo settore".
Occorre tuttavia che le imprese parastatali non tentino di eludere le ve¬rifiche del CDF e di sottrarsi all’alta vigilanza del Parlamento... Il caso di Swisscom è esemplare in questo senso. Nel 2019, il consigliere agli Stati del Cantone di Obvaldo Erich Ettlin ha depositato una mozione che chiedeva di modificare la legge sul Controllo delle finanze (LCF) in modo tale che le imprese semi-privatizzate della Confederazione non rientrassero più nel campo di applicazione della LCF e che quindi venisse meno la competenza in materia di vigilanza finanziaria del CDF. Tale modifica avrebbe interessato soprattutto Swisscom, ma anche Skyguide o Identitas. Accolta dal Consiglio degli Stati nel 2019, la mozione è stata tuttavia respinta dal Consiglio nazionale il 30 ottobre 2020 e quindi liquidata.
In questa occasione è interessante osservare le argomentazioni della Commissione delle finanze del Consiglio nazionale. In primo luogo, la Commissione non vede come l’azionista di maggioranza, ossia la Confederazione, potrebbe ricevere un trattamento di favore rispetto agli azionisti di minoranza nelle verifiche del CDF. Queste verifiche evidenziano problemi e da ciò traggono vantaggio tutti gli azionisti, anche quelli di minoranza. Esistono altresì opportune modalità per informare questi ultimi, laddove ciò fosse necessario. Il secondo argomento riguarda il ruolo di Swisscom nella fornitura del servizio pubblico, visto che l’impresa adempie anche questo mandato. Se il legislatore togliesse al CDF la possibilità di controllare le attività di Swisscom, l’Assemblea federale e le Commissioni delle finanze non disporrebbero più delle informazioni o delle considerazioni del CDF. In terzo luogo è importante ricordare che l’alta vigilanza finanziaria esercitata dal Parlamento è legata alla competenza in materia di vigilanza del CDF. Poiché la legge sul Parlamento e la LCF presentano aspetti complementari, limitare le competenze di vigilanza del CDF significa limitare le competenze di alta vigilanza sulla gestione finanziaria esercitata dal Parlamento.
Simili argomentazioni hanno indotto numerosi consiglieri nazionali di tutti gli schieramenti politici ad appoggiare la mozione depositata da Christian Lohr, consigliere nazionale del Cantone di Turgovia. La mozione chiedeva di abolire lo status giuridico che esula la Società svizzera di radiotelevisione (SSR) dalla vigilanza finanziaria del CDF. E pensare che la Confederazione versa a questa società un contributo di oltre un miliardo di franchi all’anno, finanziato beninteso da tutti i contribuenti. Un caso da seguire, quindi...
I collaboratori del CDF sono rimasti in buona salute per tutto il 2020, impegnandosi alacremente nella vigilanza delle uscite straordinarie legate alla crisi pandemica. Un grazie sentito a loro e a tutte le persone che sostengono il nostro lavoro!
Conferenza stampa Michel Huissoud
Conferenza stampa Eric-Serge Jeannet
Informazioni:
Michel Huissoud, direttore del CDF, tel. 058 463 11 11